Come si spiega l’inatteso finanziamento concesso da Intesa Sanpaolo alla Delfin di Leonardo Del Vecchio per rilevare una parte del 10,16% del capitale di Mediobanca? Qualcuno ha voluto vedere in quel prestito una scelta di campo, ovvero lo schieramento ufficiale di Intesa a fianco della Delfin di Del Vecchio. Può’ darsi che in futuro accada ma per il momento, secondo quanto risulta a Bankers&co., la posizione di Intesa Sanpaolo resta di assoluta neutralità’ in una vicenda che non la riguarda e che la vede spettatore. O meglio: spettatore interessato, poiché è’ in ballo la futura strategia di una banca che in alcuni segmenti di mercato e’ concorrente e che in altre attività’, come nell’investment banking e in particolare nell’advisory, vede Intesa nel ruolo di cliente della stessa Mediobanca (da Intrum all’Opas Ubi). Anche per questi motivi, la neutralità’ e’ d’obbligo in Ca’ de’ Sass.
D’altra parte il finanziamento concesso a Del Vecchio per l’acquisto delle azioni, concesso in misura maggioritaria da UniCredit, appartiene alla tipologia particolare dei prestiti “revolving” che vengono concessi senza vincolo di scopo – ovvero senza sapere come quei soldi verranno utilizzati – a clienti che hanno patrimoni e garanzie ingenti. E’ evidente che Leonardo Del Vecchio, anche di recente confermato l’uomo più’ ricco d’Italia, non ha problemi di merito di credito. E può’ ottenere finanziamenti da qualunque banca internazionale. La scelta di utilizzare i prestiti da parte di due banche italiane per “scalare”Mediobanca e’ di Del Vecchio e forse serve, più’ a livello di immagine che di sostanza, a stemperare le polemiche su presunte azioni concertate con soggetti esteri e a rassicurare l’establishment nazionale. Inutile dire che se il finanziamento a Delfin fosse stato concesso da Bnp Paribas e SocGen si sarebbe scatenato il finimondo politico sull’assedio francese a Mediobanca-Generali.
In ogni caso, la vicenda è’ destinata ad andare per le lunghe se e’ vero che l’obiettivo finale di Del Vecchio – si vedrà’ se in asse col gruppo Caltagirone – e’ di incidere sul rinnovo del vertice delle Generali che scade nella primavera 2022. Prima pero’ bisognera’ vedere come andrà’ l’assemblea di Mediobanca che tra pochi giorni, il 28 ottobre, dovrà’ rinnovare il board per il prossimo triennio. Nell’intervista concessa a Il Messaggero l’8 ottobre, Del Vecchio ha fatto capire che – pur non avendo presentato una propria lista di amministratori come concordato con Bce – intende votare per una delle tre liste e che sta valutando le diverse candidature. Ha escluso di essere un fondo attivista e dunque pare improbabile che voti la lista presentata dal fondo BlueBell. A meno che a sorpresa non faccia confluire i suoi voti sulla lista proposta dal cda uscente, c’è’ chi sostiene che Del Vecchio – che ha ribadito di agire da investitore finanziario sottolinenando più’ volte l’italianita’ della sua iniziativa – potrebbe votare la lista promossa da Assogestioni che tira le fila dei fondi d’investimento italiani ed è’ votata spesso dai grandi investitori esteri. L’interrogativo ancora senza risposta, pero’, e’ su quante azioni avra’ Del Vecchio al momento del voto in assemblea. Oggi è’ al 10,16% e può’ salire fino al 19,9%. Ma se e quando arrivera’ a detenere la quota massima consentita, il mercato degli investitori si aspetta che Delfin faccia chiarezza sulla strategia del power game in Mediobanca. Per ora, si sono viste puntare molte fiches sul tavolo. Ma le carte sono rimaste coperte.