I fatti degli ultimi giorni lasciano pensare che la banca, più che dello Stato, sia diventata proprieta’ dei partiti politici. Purtroppo appare questa la spiegazione più probabile al rinvio delle nomine al vertice della Popolare Bari, calendarizzate per fine agosto e invece sorprendentemente rinviate a data da destinarsi. Ovvero, anche se nessuno lo dice esplicitamente, a dopo le elezioni regionali del 20 e 21 settembre.
La banca barese, dopo il salvataggio pubblico, da fine giugno e’ partecipata al 97% dal MedioCredito Centrale che, tramite Invitalia, fa capo al Mef. “Bisogna procedere rapidamente alla nomina degli organi sociali di Banca Popolare di Bari per dare immediata attuazione al piano industriale. Si può fare anche ad agosto” aveva detto a fine luglio, in un’ intervista al Sole 24 Ore, l’amministratore delegato di Mcc Bernardo Mattarella. Qualcosa non è’ andato per il verso auspicato dal banchiere. E gli intoppi vanno cercati tra i palazzi della politica, perche’ a fine agosto i commissari della banca hanno annullato l’assemblea di metà’ settembre, non essendo stata depositata – per motivi misteriosi – la lista dei nuovi amministratori. Di lì’ a pochi giorni il contratto del direttore generale Alberto De Angelis, chiamato dai commissari a gestire l’emergenza, non è’ stato rinnovato. E’ rimasto per ora al suo posto, invece, il cfo Cristiano Carrus, già’ definito “inadeguato” per i suoi trascorsi a Veneto Banca dai parlamentari del M5S della commissione di inchiesta sulle banche.
La Popolare di Bari, come tutte le banche, avrebbe bisogno in tempi rapidi di una guida manageriale per tentare di uscire dalla crisi. Ma se il nuovo cda sarà’ eletto con il manuale Cencelli della lottizzazione, tenendo conto dell’esito delle elezioni regionali in Puglia, sarà’ difficile credere che un vero rilancio sia possibile.